mercoledì 1 febbraio 2012

Covherlab Collection TWENTYTHREE F|W 2012-13




La collezione “Twentythree” nasce da un’esigenza di sincerità in cui, come un flashback che attraversa le esperienze precedenti, essa raccoglie le strutture più importanti e riconoscibili del DNA COVHERLAB strutturando un rigore formale ed una pulizia delle costruzioni che citano il razionalismo architettonico italiano del primo novecento come un tributo naturale, non ricercato, misurato da segmenti e linee.









La fotografia alchemica di May Lin Le Goof e di Ville Varumo e l’architettura chirurgica e funzionale di Giuseppe Terragni e Guido Frette ridisegnano i confini di una collezione razionale nelle tinte e nelle forme, incidendo un perimetro in cui ogni elemento trova una propria aderenza.

La silhouette verticale, aerea, è compattata nei capi in cui un dialogo acceso tra interno ed esterno, tra ciò che è dentro e si porta fuori e ciò che è esterno e penetra all’interno, diventa una necessità di raccontare la bellezza dei capi stratificati sotto il capospalla, ora emersi come un dettaglio che struttura l’outfit e ne determina una direzione di senso unica.

La collezione trova ristagno in una dimensione altamente tayloring di matrice maschile (flanella, grisaglia e lane Tasmania) in cui i capispalla, ingentiliti con una forma dinamica di pannelli verticali inseriti nei cut-out dei top concepiti come macro asole, scorrono e generano un incastro meccanico, diventano parte di un ingranaggio sartoriale, dialogico, che interessa tutti i capi.
Le spalle, ritagliate in brani di tessuti tecnici e lane classiche,conservano nei cappotti e nelle giacche leggere implosioni, delle pavide contrazioni che ne ridisegnano gli argini con timidi rembourses trattenuti, come nel coat in lana tasmania color gianduja con maniche tubolari sezionate, da piccole travette cucite a mano
( che s' aggrappano,quasi a trattenere,gli inserti geometrici dei top,i panneggi delle gonne e le maniche dei capi spalla ).

Twentythree from Marco D'Amico on Vimeo.
Video


L’elemento cut-out è un’eco chiara che si continua come in sospensione nei pantaloni slim fit, sul fronte e sul retro, e lascia scoperta parte della gamba nel movimento: caratterizzati da inserti bicolor, goffrature, e contrasti cromatici,essi disegnano un’eleganza molto fragile ottenuta dalle differenti texture dei tessuti tecnici,delle lane cotte,del cotone nappato simil daino e del vibrante jaquard effetto tartan.

I volumi compatti e le superfici trovano un delta ramificato nel dettaglio delle frange a fascia,ritorte,in gros-grein: una soluzione in cui le linee, fradice di direzioni, vibrano, si assottigliano e incontrano i volumi totemici dei gonnelloni (composti anch’essi spesso da pannelli trattenuti da travette,da panneggi e fenditure severe), in un over che rimane sempre razionalmente asciutto.
I tessuti hanno texture robuste: i nylon double ed i waterproof dialogano naturalmente, senza troppi contrasti, con la dimensione armonica dei tessuti classici all’interno di una palette neutra che si evolve dal bianco e dall’avorio nel nudo, nel tortora e nel melamge caldo del jersey per poi toccare la moltitudine dei grigi (medio, argilla, argento, platino), il marrone,l'ocra, il blu ed il nero.
Ultraleggero ma doppiato per top, maxy bluse e abiti, fluidi nei setificati - croccanti nel taffettas froissée ed ipnotici nei goffrati pattern bidimensionali effetto matelassée.

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